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Chi sono

Famiglia, impegno sociale e passione per la politica. Niente riesce a descrivere meglio di così la figura di Francesco Figliomeni. Cinquantatreenne, di professione avvocato, si divide da sempre fra il suo lavoro e un’intensa attività politica la cui fiamma si è accesa fin da giovanissimo. Come quella per il calcio d’altronde che segue in prima linea. Ma dribblare i molteplici impegni, per stare con la moglie Mirella e i due figli Antonio e Daniela, per lui non è un problema, perché per Francesco la famiglia ha la priorità.

Per sette anni ha rivestito nel VII Municipio della Capitale la carica di Presidente della Commissione Trasparenza per poi ricoprire nel 2012, il ruolo di Assessore alle Politiche Sociali e del Lavoro del Comune di Civitavecchia.

Da oltre trenta anni vive a Roma dove, grazie al suo impegno politico e sociale, ha imparato a conoscere le mille difficoltà che vive questa metropoli e i cittadini che popolano i diversi quartieri della Città Eterna. Perché come ci tiene a sottolineare: “Non puoi occuparti di una città ferita e oltraggiata come Roma se non vivi da vicino, e in maniera viscerale, le sue complesse dinamiche quotidiane”. I suoi obiettivi? Ridare a Roma e ai suoi cittadini la dignità e il rispetto che meritano. Per fare questo bisogna cominciare dalle periferie che rappresentano, di fatto, il vero stato di salute e l’anima di una città.

Sicurezza, pulizia, scuole funzionali, servizi e trasporti efficienti e a misura del cittadino, politiche sensibili alle famiglie, ai giovani, agli anziani e ai disabili. Sono questi i punti su cui Francesco Figliomeni vuole incentrare il suo impegno. E non a beneficio di pochi eletti, ma di tutti, nessuno escluso. Arbitro di calcio per alcuni anni, la sua passione calcistica gli ha insegnato, come dice lui stesso, che “Alcune volte si perde ed altre si vince. Ed io, insieme ai cittadini romani voglio provare a portare la Capitale, ormai arrivata davvero ai tempi supplementari, a tornare a segnare gol importanti dando alla città un’altra possibilità. Ma come accade in tutte le squadre per vincere bisogna lottare, insieme”